[METAL SKUNK] Quattro donne in nero: COLTAINE, IRESS, KARITI e COLD IN BERLIN

L’aver detto, poco tempo fa, tra le risposte ai commenti di un mio pezzo precedente, che Sleep Now, In Reverse degli IRESS non mi avesse fatto impazzire, mi ha fatto guadagnare qualche canzonatura per la mia città di origine, non certo nota per la delicatezza di carattere di chi vi è cresciuto. A parte gli scherzi (scherzi?), la questione del doomgaze ancora non l’ho capita del tutto. Voglio dire, doom per davvero non mi sento dire che lo sia, ma un post-rock più fragoroso. Praticamente significa prendere i Mazzy Star e suonarli con le chitarre un po’ più pesanti (non troppo) e le batterie quadrate. Che occhio, non è affatto una cattiva idea, non mi trova affatto contrario. E in realtà, vi dico, sarà che son cominciate le brume quassù in Padania, ma ‘sto disco inizia ora a prendermi.

Insomma, gli Iress sono californiani e mi viene da dire che non potrebbe essere altrimenti. La gentilezza malinconica è prevalentemente quella di Michelle Malley, cantante chitarrista di nero vestita. Sussurra molto, per cui non so quanti altri lettori di Metal Skunk possano trovare interessante una proposta così. Ma il disco, nei limiti di stile che si impongono i quattro, è valido, in realtà. Sussurri senza troppi sussulti, anche se un brano come Lovely (Forget Me Not), in cui i nostri si muovono tra Cure e certi Smashing Pumpkins, potrebbe valere per far convincere, che so, la vostra morosa che un animo sensibile ce lo avete pure voi, anche se venute dal basso Lazio. Meglio ancora, dopo, The Remains, che gioca la carta della malìa sontuosa ma che lascia intuire che i tre musicisti, volessero, potrebbero fare più casino. Chissà che strada prenderanno mai, in futuro. Per ora vi bastino, se vi garbano, dieci brani omogenei di mestizia autunnale e femminea.